L’accordo permette ai Governi la possibilità di definire un proprio crono-programma intermedio nei limiti dei macro-paletti UE.
Di particolare interesse per l’Italia, questa novità rende possibile per gli Stati Membri di fissare le tappe tramite cui arrivare alle emissioni zero nel 2050.
Si tratta di un cambio di paradigma, applicato anche per il raggiungimento degli obiettivi intermedi: a rilevare non sono più le emissioni dei singoli edifici ma la media dei consumi dell’intero patrimonio edilizio nazionale.
L’Italia è toccata fortemente dai nuovi vincoli, proprio per la peculiare composizione del suo patrimonio immobiliare: secondo l’ultimo rapporto Enea oltre la metà delle abitazioni residenziale è in classe energetica G o F, i due livelli più bassi di prestazione energetica.
Il nuovo approccio sulle tappe di adeguamento previste dalla direttiva, che impone la riqualificazione per tutti gli edifici residenziali nelle classi E, F, G si è evoluto in favore di una sorta di liberalizzazione nazionale, seppur nel rispetto di parametri di massima stabiliti dalla UE.
La soluzione individuata è dunque quella di lasciare ai singoli governi l’autonomia di definire il calendario meglio aderente al proprio scenario di partenza, pur rispettando una serie di vincoli e target comuni a tutti gli Stati membri.
Efficienza edifici: il cronoprogramma
Il testo finale su cui si è raggiunto un accordo informale a dicembre è meno stringente.
Gli Stati membri si sono impegnati a ridurre del 16% il consumo energetico degli edifici residenziali entro il 2030, nello stesso anno dovranno essere ad emissioni zero tutti i nuovi edifici residenziali (quelli pubblici dal 2028), con obbligo di eliminare le caldaie a gas entro il 2040.
Entro il 2050, tutto il patrimonio edilizio esistente dovrà raggiungere lo standard zero emissioni.
La direttiva include anche esenzioni per edifici storici, agricoli, militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.
La direttiva prevede poi step intermedi, con una distinzione tra edifici residenziali e non residenziali:
- Riduzione consumi per edifici non residenziali con le peggiori prestazioni: del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033
- Riduzione del 20-22% per l’intero comparto residenziale entro il 2035, con il 55% del calo derivante da ristrutturazione di edifici con prestazioni peggiori
Edifici esistenti
Spetta agli Stati membri stabilire con quali regole e progressioni rientrare nei target, che a loro volta sono più flessibili.
Al 2035 ci sono invece obiettivi differenziati:
- il settore residenziale dovrà portare il risparmio al 22%
- il non residenziale è chiamato a ridurre i consumi di energia al 26%.
Dal 2032 gli immobili ristrutturati avranno l’obbligo di installare impianti fotovoltaici.
Dal 2040 scatta lo stop alle caldaie a gas ma già dal 2025 devono terminare gli incentivi (restano possibili quelli per i sistemi ibridi).
Nuove costruzioni
- Dal 2028, gli edifici pubblici di nuova costruzioni dovranno essere tutte a emissioni zero. Entro la stessa data, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno avere impianti fotovoltaici
- Dal 2030 anche le nuove costruzioni residenziali private dovranno essere ad emissioni zero
La situazione in Italia
In base ai dati ENEA, 11 milioni di abitazioni in Italia (il 74%) sono in classe energetica inferiore alla D:
- il 34% è in classe G
- il 23,8% in classe F
- il 15,9% in classe E
I primi ad essere interessati sono circa il 60% degli immobili residenziali, che dovranno necessariamente procedere con i lavori di adeguamento agli standard di prestazione energetica entro il 2030.
I costi per la riqualificazione
Secondo le associazioni di settore, per la riqualificazione energetica di un abitazione residenziale in classe G o F possono volerci fino a 120.000 euro per singola unità abitativa, considerando anche la quota dei lavori condominiali.
Si tratta sostanzialmente di costi analoghi a quelli stimati per i lavori del Superbonus, con la differenza che accedervi è oggi sempre più difficile e meno conveniente.
Il miglioramento di almeno 2 classi energetiche richiede esternamente la coibentazione dell’edificio e la sostituzione della caldaia con la possibile installazione di pannelli fotovoltaici.
All’interno delle abitazioni è necessaria, per le case in classe energetica inferiore, la sostituzione di infissi e finestre e la possibile sostituzione degli impianti a gas con altri meno inquinanti, peraltro a breve gli unici con accesso ad incentivi.
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